Le informazioni dell’articolo possono cambiare con il ritrovamento di nuovi documenti. IL FONDO MILANO (Per informazioni scrivere all’ A.C.D.R.G. E-mail assculturaledrguerrisi@gmail.com ).
Famiglia Avati
Famiglia di origine Spagnola, nel 1595 ebbe da Re Filippo II° il titolo di Marchese. Si stabili nel Regno di Napoli con Francesco Maestro di Campo dell’Esercito dell’Imperatore Carlo V.
Dopo il terremoto della Calabria del 1783, il Marchese Vincenzo Avati, con la famiglia Milano decisero di ricostruire Polistena (RC) sulla collina antistante al luogo in cui si ergeva l’antica città. Fu, in questa zona denominata Evoli, che vennero ricostruiti i primi edifici come per esempio il palazzo Sigillò, la chiesa Matrice e il palazzo dei Milano.
Fu nel 1785 che iniziarono i lavori per il palazzo Avati con i mattoni provenienti dai paesi vicini di Anoia, Maropati e Galatro. I lavori terminarono nel 1790 e diedero alla luce una struttura di tre piani.
La famiglia avati e la cappella della ss. vergine immacolata a polistena
Famiglia Cannata
Matrimonio della nobile Cannata Cristina di Polistena con il Marchese Francesco Giffone di Tropea anno 1895.
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Famiglia Caracciolo

Nell’ anno 1363: ‘‘Si legge un privilegio della già detta Reina nel qual dice, come ella havea gl’anni à dietro dato il contado di Hieraci ad Erico Caracciolo per molti gran servigi da lui ricevuti, e particolarmente per haverla salvata in Provenza nella guerra che l’havea mosso il Re d’Ungheria’’.
Antonio Caracciolo muore nel 1389, era figlio di Erico il quale aveva avuto dalla regina Giovanna (1348) la contea di Gerace e la baronia di San Giorgio (Il conte di Gerace Antonio Caracciolo, entra in possesso della baronia di San Giorgio, grazie alla Regina Giovanna I, in seguito compro due casali Mossuto e Capperano, tra il 1370 e 1389 unifico cinque villaggi, alla quale diede il nome di Quinquefrondium-Cinquefrondi). Alla sua morte gli succede Giovanni il quale nel 1404 si reintegra nella baronia di Anoia (già ricaduta alla corte) ricomprandola da re Ladislao.
Il Conte Tommaso Caracciolo nell’ anno 1450, viene condannato a morte e spogliato dei suoi beni, per crimini di ribellione contro il Re Alfonso, che concede a Marino Cureale ‘‘tutti gli stati del Conte, ridelicet Terranova et eius Comitatus cum casalibus Radicena, Jatrinoli etc…. nec non Baroniam e terram S. Giorgii cum tribus casalibus infrascriptis, videlicet Polistena, S. Marina et S. Donatus, nec non Baroniam et terram Quinquefrondi cum casalibus Melicuche, Galatrio, etc. nec non Baroniam Grottariac cum casalibus eto…. prout tenebat dictus Thomas rebellis pro seipso Marino et suis haeredibus cum titulo Comitatus Terranovae, ut latius in Q. Quinto fol. 192. (sic). Dai Caracciolo, Cinquefrondi passò alla proprietà dei Correale e poi ai Giffone-Pescara. Il luogo è sotto il Dominio del molto illustre D. Iacomo Giffone, di cui vive à lato D. Gio. Battista Giffone suo fratello. Lontano da questo Castello per ispatio di due miglia verso le montagne nelle radici dell’Apennino è fabricata l’antica Chiesa di S. Filippo d’Argirò monastero dell’ordine di S.Basilio’’.
Ma la baronia di Anoia dalla deposizione di Tommaso Caracciolo non fu assegnata al Correale. Essa fu chiesta come legittima eredità da Maria Caracciolo, moglie di Francesco e figlia di Giorgio: infatti il 24 novembre 1455 Maria era stata investita da re Alfonso della baronia di Anoia, delle terre di Plaesano, del casale di Galatro e del feudo di Borrello (nella baronia si trovavano i casali di Galatro, Feroleto, Plaesano, Maropati, Tritanti ecc.).
Famiglia Caracciolo (https://tuttostoria770638580.wordpress.com/2021/02/18/famiglia-caracciolo/).
Famiglia Fonte

Nel 1768 il Barone Carlo Fonte fu nominò erede del feudo di Fonte la figlia primogenita Giuditta, sposa Francesco Englen.

Il paese di Giffone venne fondato alla fine del Seicento da Francesco Giffone, marchese di Cinquefrondi.
All’origine le terre del paese di Giffone apparteneva insieme a S. Giorgio Morgeto, Maropati, Polistena e Cinquefrondi al feudo della famiglia Caracciolo, passando nel 1450, a quella di Correale Conte di Terranova. Nel 1548 il Conte vende le terre di Cinquefrondi e i suoi casali al Marchese Vincislao Giffone, che dopo la sua morte passarono a Fabrizio Giffone (1583), ed in seguito al figlio Giacomo.
Giacomo Giffone si sposa con Francesca d’Araragona d’Ajerbo (1600), diviene il primo Marchese di Cinquefrondi, titolo ottenuto nel 1611, rimasto vedovo, rinunciò al titolo e ai suoi possedimenti in favore del figlio Francesco e da quel momento decise anche di prendere i voti sacerdotali. Francesco Giffone incominciò a governare a soli 20 anni, fondò l’attuale Chiesa parrocchiale intitolandola a Maria SS. del Soccorso, con atto della Curia il 1 Gennaio 1679. Fu dunque lo stesso Francesco a dare il nome al suo casato di Giffone e lo stemma.
Nel 1703 fu data alle stampe una pubblicazione storica che raccoglieva informazioni sulla città a partire dalle sue origini.

Sindaci di Tropea di questa nobile famiglia, nel 1746 Ottavio Giffone e nel 1794 Luigi

Manfredo Giffone e lo storico documentario di Tropea del 1954
Il nuovo ospedale di Polistena del 1974
Famiglia Grimaldi
Si afferma che il capostipite della famiglia sia Grimoaldo II. Tuttavia, il primo di cui si hanno notizie storiche certe, ed è quindi considerato come capostipite, fu Grimaldo Canella, nacque probabilmente a Genova verso il 1110 circa, figlio di Ottone Canella nobile (probabilmente originario dai Signori di Vezzano Ligure) patrizio Genovese, che fu poi Console di Genova (1133).
l’origine della cittadina di Casalnuovo (Cittanova R.C.), fu ad opera del primo principe Girolamo Grimaldi in data 12 agosto 1618.
Il “Nuovo Casale di Cortoladi”, in seguito denominato col più semplice “Casalnuovo”, nelle intenzioni del feudatario doveva raccogliere le popolazioni dei villaggi dei suoi latifondi, precedentemente presenti nei dintorni. All’inizio del 1783 Casalnuovo contava 5.590 abitanti.
La chiesa di San Girolamo di Cittanova (https://tuttostoria770638580.wordpress.com/2021/03/06/la-chiesa-di-san-girolamo-di-cittanova/?fbclid=IwAR0Nt7U6U5nwf-ohM0zwWu6i7xdhj3JaU-eXFbvsmJhwAc1r259NfgvD6lE).
Famiglia Grio
Francesco Antonio Grio, fu tra i primi ad aderire nel 1799 all’iniziativa del Conte Milano di Polistena. Nel gennaio del 1799, in seguito della costituzione della Repubblica Partenopea, si fronteggiava il partito dei ”Realisti”, i cui aderivano i più colti e sensibili del ceto borghese-aristocratico.
Naturalmente non tutti i partecipanti al movimento giacobino polistenese erano sostenuti da motivazione identica culturale, tanti avventurieri miravano a ricavare soltanto un eventuale utile personale.
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Famiglia Guarrisi-Guerrisi

Il nobile giudice Guerrisi del 1187
Pietro Guarrisi 1687 fondatore degli altari di Maropati (https://tuttostoria770638580.wordpress.com/2020/06/02/pietro-guarrisi-e-isabella-vecchie-1687/).

La famiglia Guarrise-Guarrisi-Guerrisi risulta dimorare nel paese di Maropati (R.C.) almeno dal 1500, nel libro ”Maropati Anno Domini 1586” di Giovanni Mobilia << In primis uno horto dentro detto casale limito la via pubblica et l’horto di Giurlanda Guarrise serve per lo cappellano. Censi in dinari. Minico Guarrise grana doi et mezzo >>. Guerino o Warin di Provenza – I Guarrisi-Guerrisi di Maropati
Don Brunone Guarrisi sposa Donna Elisabeth Ruffo alla fine del 1600, gli avi di Elisabetta possedevano dal 1556 al 1636 le terre di Anoia (R.C.). Paolo Ruffo comprò dalla regia curia vari diritti per aumentare le sue entrate nella baronia di Anoia: diritto di paese e misure, di esigere una tassa su ciò che nella baronia veniva importato. Impedì l’apertura di osterie perché non fossero in concorrenza con quelle da lui stabilite, proibì l’uso agricolo delle acque dei torrenti o per muovere i mulini perché egli era il monocrate della macinazione dei grani. Maropati è un misero casale di Anoia, la baronia coi casali di Maropati e Tritanti è tassata nel 1532 per 177 fuochi, nel 1545 per 202, nel 1561 per 250, nel 1595 per 370, nel 1648 per 370, nel 1669 per 434; a questa ultima cifra si riferisce anche il Fiore nel 1691.I nobili Brunone Guerrisi e Elisabeth Ruffo

Nel 1635 Don Francesco Guarrisi, pensò alla realizzazione di una campana in bronzo poiché devoto a Santa Lucia, sulla superficie della campana è ben visibile la data del 1635, l’immagine di Santa Lucia e l’iscrizione “Don Franciscus Guarrisi”. La campana del 1635 di patronato della famiglia Guarrisi-Guerrisi
Il 24 settembre del 1707, il vescovo permette a Don Antonio Guarrisi-Guerrisi, di costruire la chiesa dedicata a Maria SS. Assunta di Maropati, poi distrutta dal terremoto del 1783. << Fu fondata da Don Antonio Guarrisi-Guerrisi, il 24 settembre del 1707, il feudatario decise di realizzare questa piccola chiesa, poiché devoto alla Vergine Santissima dell’Assunta. Il Sacerdote don Antonio Guarrisi, come sostentamento della chiesa dell’Assunzione, assegna in dotazione un podere di dodici tumulati, con alberi di querce e ulivo, nel paese di Feroleto della Chiesa, di valore di circa trecento ducati >>.

I primi atti della cappella di Sant’Antonio della famiglia Guarrisi-Guerrisi (la cappella si trovava nella chiesa di Santa Lucia), sono del 21 febbraio 1707 e quelli del 24 maggio 1708. Nel 1723 si riscontra un incartamento che tratta della cappella del santo di Padova, fondata da Don Pietro Guarrisi-Guerrisi, ed il cappellano era il figlio chierico coniugato Don Domenico. La cappella di proprietà della famiglia Guerrisi.
La cappella dello Spirito Santo, fu fondata con atto notarile del 1740 da Don Domenico Guarrisi figlio di Don Pietro. Nei documenti del 1729, la cappella dello Spirito Santo eretta e fondata nella chiesa di Santa Lucia. Nell’anno 1832, un ulteriore documento attesta che l’altare è stata trasferita nella chiesa Matrice di San Giorgio Martire poi di diritto delle famiglie Ciurleo e Jaconis. L’altare sotto il titolo dello Spirito Santo di patronato della famiglia Guarrisi-Guerrisi.

L’altare del Santissimo Crocefisso, si trovava nella chiesa Matrice “San Michele Arcangelo” di Cinquefrondi.
Il 24 marzo 1757, furono spedite delle bolle per l’istituzione della cappella del Crocefisso, della famiglia Guerrisi di Maropati e Cinquefrondi. L’altare fu fondato da Angela Argirò in favore del chierico Michelangelo Guerrisi di Don Domenico di Maropati, con onore di una messa da celebrare ogni venerdì.
Dalla visita del 1775 si rileva che nella chiesa arcipretale erano stati eretti altri due nuovi altari: uno dedicato all’Arcangelo Gabriele della famiglia Benevento e un altro dedicato al Crocefisso della famiglia Guerrisi, sede anche dell’omonima confraternita eretta il 23 agosto 1719. Altra visita pastorale fu quella effettuata il 15 maggio 1706 dal Can. Gregorio Ruggiero, quando la Chiesa di Cinquefrondi era retta dall’arciprete don Carlo Diego Macedonio con l’assistenza di undici cappellani corali. Storia del cognome Guarrisi-Guerrisi di Calabria
Altra visita pastorale fu quella effettuata il 15 maggio 1706 dal Can. Gregorio Ruggiero, quando la Chiesa di Cinquefrondi era retta dall’arciprete don Carlo Diego Macedonio con l’assistenza di undici cappellani corali.
Il terremoto del 1783 distrusse completamente l’antica chiesa e la sua ricostruzione fu voluta sulle fondazioni dell’edificio precedente. Nella nuova chiesa erano stati eretti anche gli altari del Santissimo sacramento, del sangue di Cristo, dell’Immacolata Concezione, di San Raffaele Arcangelo, del Crocefisso e della Madonna delle Grazie.
Stemma: Leone rampante di Rosso, appoggiato su un monte di tre cime verdi, da un sole raggiante d’oro con due stelle d’oro e la luna bianca, alla banda d’azzurro attraversante, il tutto con una corona d’oro.
BRUNO GUERRISI E LUISA ZANGARI PROPRIETARI TERRIERI DI POLISTENA-MELICUCCO
Pasquale Guerrisi e Eugenia Napoli civili e proprietari di Polistena-Melicucco

La famiglia Guerrisi risulta dimorare nel paese di Polistena-Melicucco (R.C.) almeno dal 1630 circa (dall’archivio parrocchiale Santa Marina Vergine di Polistena).
U.J.D. Dottore Don Domenico Guerrisi sposa Donna Luisa Lombardi nel 1765 circa, Don Domenico aveva il titolo U.J.D. o U.I.D. in latino di Utroque Jure Doctor ovvero «dottore nell’uno [civile] e nell’altro [ecclesiastico] diritto», precursore della attuale laura in Giurisprudenza.


Polistena 1794, il 4 del mese di giugno, Don Rocco Guerrisi (fu Don Vincenzo di Maropati e Donna Barbara Barone o Varone ?) sposa Donna Maddalena Tassone di Grotteria (fu Don Brunone e Donna Maria Scali).


Fonte: Monografia da Altanum a Polistena territorio degli Itali-Morgeti


Famiglia Lupis
La famiglia all’inizio del XVI secolo si diramò in due linee con Paolo e Ferrante, i due fratelli fondarono le linee calabresi e siculi, notizie del casato si trovano nei tomi di Franz Von Lobstein ”Settecento Calabrese”.
A Giovinazzo in Puglia esiste ancora il palazzo Lupis, a Grotteria in Calabria il palazzo risale al XVI secolo si trova nella piazza dedicata a Domenico Lupis.
Il casato è autorizzato a portare ed ereditare il cognome dei Palermo, con relativo predicato nobiliare “di Santa Margherita”, e quello dei Macedonio, diritto riconosciuto con due sentenze di Stato, entrambe passate in giudicato, la prima del Ministero di Grazia e Giustizia e la seconda del Consiglio di Stato (Supremo Organo dello Stato Italiano in materia di Giurisprudenza civile), con sentenza del Consiglio di Stato n. 515 del 3 giugno 1997 e successivi decreti del Ministro di Grazia e Giustizia in data 11 febbraio 1998 e 5 febbraio 2000.
Famiglia Milano

La famiglia, originaria della città di Valenza, il suo primo antenato era Goffredo vissuto nel 1200 “Baronel del Milan”, dalla cui baronia i suoi discendenti derivarono il cognome Milano.

Principe Don Giacomo (1699-1780), 2 Principe di Ardore, 2 Duca di San Paolo, 7 Marchese di San Giorgio, 3 Marchese di Polistena, Signore di San Nicola, Plaisano, Galatro e Bombile e Grande di Spagna di prima classe dal 1740, Patrizio Napoletano;

ambasciatore napoletano in Svezia e a Parigi dal 1741; allievo di Duranti, studiò fisica dedicandosi alla composizione, divenendo uno dei più acclamati clavicembalisti di Napoli; durante la permanenza a Parigi si fece onore alla corte di Francia come organista, tanto da essere citato nel Dictionnaire de Musique di Jean-Jacques Rousseau. Compose alcune opere (La betulia liberata,Napoli 1734; Gioas re di Giuda, Napoli 1735), l’azione profana Angelica e Medoro (1740), pezzi per clavicembalo, cantate, messe e lamentazioni.
Il duca Giovanni Riario Sforza (1840-1871) sposa la Duchessa Giulia Milano Franco d’Aragona dei principi di Ardore. Il figlio Nicola sposa donna Carolina Falcò Pio dei Marchesi di Castelrodrigo, Principe di Ardore, Duca di S. Paolo, Marchese di Corleto, San Giorgio Morgeto e Polistena. Nobile con i predicati di Plaisano, Galatro, S. Nicola, Melicucco e Bombile.
I Milano Franco d’Aragona, Principi di Ardore, Duchi di San Paolo e Marchesi di San Giorgio e di Polistena (1388 –1880), amministratori illuminati di un vasto territorio che si affacciava sia sul Mar Tirreno che sul Mar Ionio, alla fine del XIX sec. si unirono, per matrimonio, con la famiglia Riario Sforza. L’archivio della famiglia Milano Franco d’Aragona fu donato al Comune di Polistena da Nicola Riario Sforza e comprende scritture di natura prevalentemente amministrativa e contabile, concernenti soprattutto i feudi di Polistena, Postiglione e San Paolo Belsito (NA).


Paolo Paparatto fu sindaco in un’epoca di turbolenze popolari sia a Napoli che in quasi tutto il Regno, non molto tempo dopo fu eletto sindaco Francesco P. senior. Francesco Paparatto andò incontro al Cardinale per ossequiarlo e questi, saputo che era il sindaco della Città, lo collocò alla sua destra. D. Antonio Paparatto figlio del detto D. Francesco fu anche sindaco.
Famiglia Paravagna
Famiglia di mercanti genovesi, nel 1636 la Marchesa Giovanna Ruffo vendeva a Giovanni Francesco Paravagna di Genova la terra di Anoia (RC).
La famiglia Paravagna nel 1665 ottennero il titolo di Marchesi di Anoja e nel 1727 quello di Principi di Maropati.
Ruffo di Calabria

Famiglia Sanseverino
La casata ebbe origine dal cavaliere normanno Turgisio, discendente dai duchi di Normandia, che ebbe in dono da Roberto il Guiscardo la contea di Rota.
Per la fedeltà al Papa ed al partito guelfo, la famiglia fu quasi distrutta prima dagli Svevi e poi dai Durazzo, ma riuscì sempre a sopravvivere ed a ritornare all’antico splendore.
Il capostipite Turgisio morì nel 1081. A lui succedette Ruggero che sposò Sica, una nipote di Guaimario IV di Salerno; rimasto vedovo, finì i suoi giorni nel 1125 come monaco benedettino della Badia di Cava, alla quale fece importanti donazioni.
Il nipote Ruggero Sanseverino , conte di Tricarico, nel 1188 diede un numero considerevole di uomini e cavalieri per la terza crociata e Riccardo Sanseverino (1220-1267), conte di Caserta e vicario imperiale di Federico II.
Segue Giacomo, che sposa, l’8 settembre 1188, Mabilia degli Annibaldi, nobile famiglia di Ceccano. A ottobre del 1194, furono assegnate altre terre dal nobile giudice Guerrisi (Ideo ipsas terras in commutationem eidem Alexandro tradidimus quas terras caro stratigoto nostro Montorii coram Guerrasio iudice fecimus assignari. Ego qui supra Guerrasius iudex. ABC, Arm. L. 37 in Ibidem, pp. 126–127).

(Cancelliere Domenico Guerrisi), Sigillò Raffaele Sindaco dal 1871 al 1875, Sigillò Edoardo primo Podestà dal 1927 al 1934. Famiglia imparentata con le famiglie Grio-Guerrisi-Tigani-Lombardi.


Il primo di cui si hanno notizie è Paolo vissuto a Tropea, iscritta nella nobiltà nel 1497. Suo figlio, Giovanni, con diploma del re Augusto di Polonia, del 7 novembre del 1568 lo aggrega alla nobiltà polacca e gli concede di aggiungere alle propria arma quella della terra di Polonia. Nicola eletto tra i nobili di Tropea nell’anno 1578, Marcello nel 1572 e nel 1584, Vincenzo padre di Giulio Cesare e di Pietro, quest’ultimo ebbe l’investitura di Sitizano il 14 luglio 1614.
Francesco tesoriere generale del Regno, presidente della Regia Camera, nel 1799 seguì Re Ferdinando di Borbone nella Sicilia, esperto bibliofilo formò una ricchissima biblioteca che venne espropriata da re Murat Gioacchino nel 1811, attualmente il patrimonio librario è suddiviso tra la Biblioteca dell’Università di Napoli e Nazionale. Insieme a suo fratello Nicola, furono riscritti nel patriziato di Tropea, il 23 gennaio del 1797. Il figlio Nicola, terzo Marchese di Sitizano, sposò Luisa Sanseverino dei principi di Bisignano da cui discende l’attuale ramo.
Nicola nell’anno 1833 fu presidente della Corte d’Appello, Commendatore della Corona d’Italia, Cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro, medaglia d’argento al valore civile.
Giuseppe nel 1869 patrizio di Tropea, marchese di Sitizano, cavaliere d’onore e devozione Balì dell’ordine di Malta.
1) Nicola Taccone Gallucci, volume stampato a Reggio Calabria nel 1906. Il libro, fu redatto in parte con intenti celebrativi, ad un anno dalla sua morte, avvenuta a Messina il 29 agosto 1905, nove mesi appena dalla morte del padre Filippo, cui egli era profondamente legato.




Francia o Di Francia: Trinciato dalla dritta, la superiore rossa e l’inferiore azzurra con la banda d’oro sormontata da un leone dello stesso armato e linguato d’azzurro.



Per informazioni scrivere all’ A.C.D.R.G. E-mail assculturaledrguerrisi@gmail.com
Da https://blasonariodellacalabria.wordpress.com/
* Armoriale Francese di Hector Le Breton, uno dei più antichi documenti araldici, riconosciuto dal XVII secolo come preziosa testimonianza storica, contiene circa 950 blasoni. http://www2.culture.gouv.fr/Wave/image/archim/Pages/03082.htm
* Vocabolario araldico ufficiale Vocabolario araldico ufficiale, seguito dal Dizionarietto di voci araldiche francesi tradotte in italiano
*Vindex Neapolitanae nobilitatis: Animadversio in Francisci Aelii Marchesii …
* Codice diplomatico del regno di Carlo I. e II. D’Angiò (https://opacplus.bsb-muenchen.de/Vta2/bsb10480339/bsb:BV004905028?page=7).
*Dalla Chroniques des comtes d’Anjou ai Guerrisius-Guerrisi
*Monografia da Altanum a Polistena territorio degli Itali-Morgeti libro documento 2021
* Normanni i Reali Registri
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